martedì 20 aprile 2010

"Les quatre-cents coups" parte uno. Trama

Les quatre-cents coups, The 400 blows, I 400 colpi. Film di François Truffaut del 1959.
François Truffaut e Jean Pierre Léaud.
Titolo: Les quatre-cents coups.
Sceneggiatura: François Truffaut, Marcel Moussy.
Durata: 99 minuti, Bianco e nero.
ProduzioneLes films du carrosse.
Dedicato ad André Bazin.

Logline. 
Un ragazzo parigino cerca di conquistare l'affetto dei suoi  genitori, senza riuscirci. Fallisce anche con la scuola, così fugge da scuola e dalla famiglia, sognando un futuro di indipendenza, ma finisce in un riformatorio per il furto di una macchina da scrivere, denunciato dal patrigno ed abbandonato al suo destino. Tenterà un'ultima fuga, questa volta dal penitenziario, ma anch'essa non avrà successo.  


Trama. 
La macchina da presa vaga lungo le vie di Parigi, soffermandosi sulla Tour Eiffel, molto amata dal regista, che ci conduce bruscamente, dall'esterno di una città immensa, allo spazio ristretto di un'aula scolastica anonima, nella quale uno studente, Antoine Doinel, viene punito ingiustamente per colpa di una cartolina raffigurante una Pin Up "Caduta dal cielo", e finita nelle sue mani. Arrabbiato col professore, che gli impedisce di fare pausa con gli altri, Doinel resta in classe e scrive propositi di vendetta sul muro. Appena scoperto, viene punito nuovamente dal professore. Dovrà cancellare la scritta, e dovrà coniugare in tutti i tempi dell' indicativo, condizionale e congiuntivo la frase:
"Io insozzo i muri della scuola e faccio scempio della metrica francese". 
Mi ha fatto pensare a Charles Bovary, personaggio di Gustave Flaubert, punito dal professore in classe:
"...Quanto a lei, Bovary, copierà venti volte il verbo Ridiculus sum". 
Per Doinel il compito è più articolato rispetto a quello di Charles, ma è forse più umiliante. In classe, mentre cerca di pulire la sua scritta, che finisce col macchiare ulteriormente il muro, il professore detta ai ragazzi la poesia "La lepre" scrivendola anche sulla lavagna, affinché essi possano copiarla. Questo metodo didattico, ai tempi molto in auge, prevede un approccio passivo da parte degli studenti, perché si limita ad una acritica memorizzazione di parole che passano dalla lavagna ai fogli dei ragazzi, quindi nella loro mente.

A fine lezione, il regista ci porta nella piccolissima abitazione di Doinel, lo seguiamo nella stanza di sua madre, e lo vediamo seduto davanti a specchi che rimandano l'immagine di una individualità frazionata, scissa, non ancora ben delineata e, come dicevamo, forse non a caso, è seduto in un ambiente che appartiene a sua madre.
Poco dopo, seduto a tavola, in cucina, cerca di ultimare il suo compito in classe, interrotto dal rientro di sua madre, che è nervosa e si rivolge al figlio freddamente, mandandolo ad acquistare della farina. Ora è lei che si osserva allo specchio. La sua immagine, a differenza di quella di Antoine, è nitida e non frammentata.
Davanti al negozio, in fila per la spesa, Antoine ascolta due donne mentre parlano dei dolori del parto, del sangue, ed il senso del discorso sembra essere che avere figli è un'esperienza negativa. Il tema del parto viene riproposto a cena, quando la madre di Antoine parla di una cugina, incinta per la quarta volta. Lei trova che sia disgustoso, rafforzando il discorso delle due donne al negozio ed andando oltre. Per lei avere tutti quei figli denota "cattivo gusto".

I due adulti, a cena, parlano di Antoine come se egli non esistesse, come se fosse un peso per loro.
"Che si fa di lui per le vacanze?" 
Chiede il padre, e la madre risponde:
 "hanno inventato le colonie per questo" . 
Dopo cena Antoine deve gettare la spazzatura, trattato egli stesso come qualcosa di cui liberarsi. Il suo pigiama è logoro, strappato. Dorme in un sacco a pelo perché sua madre non gli ha comprato una nuova coperta coi soldi che suo marito le aveva dato per farlo. Ognuno di questi dettagli somiglia ad un atto di accusa verso la madre assente. A suo modo, il patrigno sembra più affettuoso verso di lui, anche se poi lo manderà in riformatorio.

Il mattino seguente, svegliato bruscamente da sua madre, Antoine si sveglia, si lava, pulisce lo specchio appannato del bagno (di nuovo lo specchio) ed una voce OFF, che è quella del professore in classe, gli ricorda del compito che lui non ha svolto. Come Lucignolo con pinocchio, René propone ad Antoine di marinare la scuola. I due vanno al cinema, poi in un luna park, Antoine sale su una giostra, ed in questa scena possiamo notare un brevissimo cameo hitchcockiano in cui Truffaut che gli apre la porta.
Sulla via del rientro, i due incontrano la madre di Doinel con l'amante. Entrambi stanno infrangendo una regola, quindi decidono di ignorarsi a vicenda. Per tornare a scuola, Antoine ha bisogno di una giustificazione. Copia quella di René ma, per un lapsus freudiano, scrive "René" invece di "Antoine". Quando è ora di entrare in classe, René gli consiglia  di dire una bugia:
"...Più è grossa più è credibile"
Così Antoine inventa che sua madre è morta. E' una rivelazione inconscia al dolore di saperla con un amante. Secondo Lachenay, amico d'infanzia del regista, che nel film è interpretato da René, Truffaut era innamorato di lei che invece lo ignorava.
Scoperta la bugia, i genitori vanno a scuola. Il patrigno gli dà uno schiaffo davanti a tutti. Lui fugge e decide di non tornare a casa. Grazie all'aiuto di René, trascorre la notte in una stamperia, setting che evoca echi balzachiani. Scrive una lettera ai suoi genitori nella quale esprime il proposito di andare a vivere da solo, e di voler trovare  un lavoro per mostrare di che stazza è fatto. A fine lettera aggiunge:
"...vi spiegherò tante cose". 
La madre, preoccupata per eventuali dichiarazioni sulla sua relazione, va a prenderlo a scuola interrompendo la lezione di inglese durante la quale il professore chiede a René:
"Where is your father?"
Lui non sa rispondere, né riesce a pronunciare la domanda. Anche il padre, in generale, è una figura assente nel film. Il professore domanda ad un altro studente:
"Where is the girl?
Egli risponde, sbagliando pronuncia:
"The girl is on the bic
Il professore lo corregge. "... Beach". Troviamo quindi un'altra allusione semantica, perché questa parola rimanda a "bitch", che significa "prostituta" Non esattamente una coincidenza, visto che è pronunciata un istante prima dell'arrivo della madre di Antoine, e dopo aver stabilito che il padre...non si sa dove sia.
La donna si mostra affettuosa, e "propriamente" madre, per l'unica volta nel film: Gli fa il bagno, gli parla del suo diario da ragazza, che un giorno lui leggerà, e lo invita a continuare gli studi perché a scuola si impara a scrivere, e scrivere serve a comporre lettere. Antoine promette di fare un buon compito e la madre risponde che se l'esito sarà positivo, gli darà 1000 franchi, e la cosa rimarrà un segreto fra loro. Insomma, cerca di comprarsi il suo silenzio, ovvero, come dice lei "di domarlo".

A scuola è c'è una lezione di educazione fisica. Tutti si dileguano in giro per la città. La scuola appare di nuovo drammaticamente inadeguata nel seguire i giovani perché è troppo distratta o troppo autoritaria, ma non è mai volta alla comprensione dei ragazzi, né alla comunicazione.

A casa, Antoine legge "La recherche de l'absolu" di Balzac, che significa "La ricerca dell'assoluto", e intanto fuma. Finita l'ultima parte (Eureka: "Ho trovato", espressione attribuita ad Archimede che era arrivato a trovare delle risposte ai suoi esperimenti), crea un "santuario" a Balzac, con tanto di cero e foto. 
Il compito in classe consiste in una composizione su un argomento che ha commosso gli studenti. Doinel  parla della morte del nonno pensando ad "eureka", l'ultima parola nel libro di Balzac. Durante la cena coi genitori, l'altarino di Balzac prende fuoco. Antoine piange per la prima volta. Il padre minaccioso cita il riformatorio, anche se lui non sa bene cosa sia. Sua madre però vuole fidarsi di lui e decide di portarlo al cinema Gaumont
Il cinema rappresenta l'unico momento realmente felice del film ed il solo momento di unione familiare. Vanno a vedere "Paris nous appartient" Di Rivette, che uscirà solo un anno dopo, prodotto da Truffaut grazie agli incassi di "Les quatre-cents coups". 
Antoine si aspetta il massimo dei voti, invece prende uno zero perché ha copiato Balzac, che aveva imparato a memoria. Nel caso della poesia La lepre, era chiesto ai ragazzi di copiare, in questo caso, l'aver ricordato a memoria e riproposto acriticamente un testo, gli comporta un bruttissimo voto. 

Doinel non è un ragazzo pigro, semplicemente, constatiamo l'inefficacia delle sue intenzioni, proprio come accade al ragazzino che, durante la dettatura della poesia non fa che sporcarsi le dita con l'inchiostro e ricominciare da capo, finché non finisce i fogli. Come lui, Antoine sembra destinato a fallire. Più prova a comportarsi in modo virtuoso, più si caccia nei pasticci, come un eroe romantico predestinato al fallimento e perciò simpatico al pubblico. 

Doinel decide una nuova fuga. Sarà ospite di René, a sua volta espulso fino a Natale. Per strada parlano del mare che Antoine non ha mai visto. Tutta la scena ricorda il film di Jean Vigo "L'Atalante" per via dei numerosi gatti nella stanza, che contiene anche un cavallo a grandezza naturale, una bizzarra opera d'arte molto costosa. C'è caos ovunque. 
I due ragazzi vagano lungo le vie di Parigi, in zona Sacro cuore, a Montmartre. E' difficilissimo, forse impossibile, nella vita reale, trovare quelle scale deserte, quindi la suggestione è forte. Rientrano a casa, cenano (gag col padre di René) poi vanno al cinema e all'uscita rubano un manifesto di "Monica e il desiderio" di Ingmar Bergman (il film contiene una scena molto simile al finale di I 400 colpi)
Locandina.

A casa lanciano carte dal tetto, evocando immagini di rivolta del film "Zero in condotta" di Jean Vigo. Studiano come fare soldi, poi vanno a teatro di burattini pieno di bimbi. Il regista coglie la spontaneità delle loro reazioni emotive allo spettacolo, tramite una telecamera nascosta. Durante la visione, i due progettano il furto della macchina da scrivere del patrigno per portarla a monte dei pegni, ma alla fine ci ripensano e la riportano indietro. Colto sul fatto, Doinel finisce in prigione nonostante stesse rimettendo a posto la macchina da scrivere. Il padre non l'aiuta e fa in modo che rimanga in carcere. Antoine è intimorito fra veri delinquenti e prostitute. 

Il secondo e ultimo momento di tutto il film in cui Doinel piange (La prima volta piange per l'incendio dell'altarino a Balzac) è sul camioncino cellulare dei militari che non è incluso nella scena. In questa scena vediamo il mondo dal suo punto di vista, dai suoi occhi... quindi il luna park, la città vista da dietro le sbarre. Gli viene chiesto di firmare un foglio, ed è dentro.

Sua madre parla con il direttore, il quale gli chiede se è vero che il ragazzo rimaneva solo nei fine settimana (come accadde a Truffaut nella vita reale) e lei conferma, perché suo marito ama lo sport e il figlio il cinema. La donna vuole che il riformatorio del figlio sia vicino al mare, che lui non ha mai visto, neanche fosse una colonia (citata in principio dalla donna come posto in cui parcheggiare il figlio per le vacanze estive).

In mensa, Doinel si becca un secondo schiaffo (Il primo l'aveva avuto a scuola dal patrigno) del tutto gratuito, perché ha toccato il pane prima degli altri. La scena provoca un'inevitabile emozione nello spettatore, che si ritrova totalmente dalla parte del bambino. 
Arriva l'ora delle visite. L'amico René che è andato a trovarlo, con gioia di Antoine, ma non lo fanno entrare. La madre invece entra, ed è fredda almeno quanto Antoine è deluso. E' andata lei sola perché il padre non vuole sapere più nulla, se ne lava le mani, per via dell'ultima lettera che Antoine gli ha scritto sperando nella sua complicità (e invece l'ha "addolorato"). In questo film, i messaggi scritti da Antoine risultano sempre inefficaci, come già era successo per I Mistons. 

Il finale si svolge in carcere, dopo essere passati per le strade di Parigi, la scuola, la casa del ragazzo, il cinema, il luna park, la casa di René, ci troviamo nel luogo più claustrofobico di tutti, il carcere. 

I piccoli delinquenti vengono accompagnati in fila indiana a giocare a pallone (la scena è speculare a quella dei ragazzi a scuola durante l'ora di educazione fisica, ma in carcere è impossibile fuggire). Approfittando del buco in una rete, Antoine tenta l'impossibile, fugge verso il mare, così come prima era fuggito da casa, e prima ancora da scuola. 
In francese, la parola "madre", si scrive "mère" e si pronuncia/mзr/come "mer", di "mare". Entrambe al femminile. La corsa del ragazzo viene ripresa con un lunghissimo piano sequenza, in stile neorealista. Molti infatti, associano la fuga di Doinel alla corsa di Edmund in "Germania anno zero" di Rossellini. 

La corsa di Antoine (finale del film)  ... per alcuni si tratta del più bel finale di tutta la storia del cinema. La corsa è lunga ed affannosa, e racconta la paura del ragazzo mescolata alla sua voglia di libertà, la certezza di essere solo, senza genitori, ed è difficile trovare uno spettatore, uno solo, che non sia dalla sua parte. La corsa finisce in prossimità del mare, che non aveva mai visto prima, e che rimanda per questo ad un' idea esotica, di piacere ed evasione. Il punto di passaggio fra la terra e l'acqua è però il limite oltre il quale non si può andare. 
Ancora una volta la /Mзr/ non gli è di alcun aiuto, e anzi, rappresenta un ostacolo. Antoine si volta allora verso la macchina da presa con uno sguardo perso e spaventato. Segue un fermo immagine sul volto del ragazzo, e sentiamo la stessa musica che avevamo sentito ad inizio film. 
In paesi come la Russia e la Spagna, il finale è intollerabile. Il ragazzino è lasciato solo dagli adulti, e peggio, dai genitori. Aggiungono così una voce OFF per spiegare allo spettatore che il film non finisce così, perché, una volta ripreso, Antoine è stato infine "rieducato" da un istituto... A peggiorare le cose, la dichiarazione di essersi ispirato a storie vissute in prima persona da parte del regista. Niente è più intollerabile della verità, quando è una verità così poco edificante.


FIN


Link all'analisi del film I 400 colpi.
In questo link, tratto molto di ciò che accade attorno, durante e dentro al film I quattrocento colpi, un film "oggettivamente soggettivo" dalla struttura circolare. Se ti interessa, troverai anche informazioni circa il ciclo Doinel, le dediche di Truffaut a vari registi ed amici, la sceneggiatura, scritta con Marcel Mussy, le influenze cinematografiche subite, il rapporto del regista con l'infanzia, il caso Langlois e molto altro ancora. 















































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